Non dare la giusta importanza significa negare. Non dare la giusta importanza significa reprimere. Dare la giusta importanza significa dare il giusto valore, cioè valorizzare giustamente: portare alla luce. Valorizzare significa illuminare, illuminare significa far emergere significati sempre superiori: la Luce Originale è Valore che si esprime per ricevere Significati.La malattia non va negata, la malattia non va repressa. Voler curare senza comprenderne le cause significa reprimerla, perché ci si ostina a non vederla nel suo complesso. La malattia va valorizzata. Valorizzarla fa parte del processo di guarigione. Valorizzala significa anche carpirne il messaggio, vuole dire comprenderla come portale per maggiori comprensioni.
Il problema va valorizzato, non negato. Negare il problema impedisce di vederlo obiettivamente, anche come indicatore esistenziale: non carpirne il messaggio significa negare il messaggio, anche se apparentemente non intenzionalmente. Il problema è un messaggio, negare il messaggio significa negare il problema. Negare significa non permettere la venuta alla luce del messaggio. Se non consapevolizziamo automaticamente neghiamo. Valorizzare il problema significa anche trovare la soluzione: il problema offre l’opportunità della domanda (che non è un problema), la soluzione è la risposta. Valorizzare il problema esteriore significa anche vederlo come indicazione indicante un blocco, conflitto, interiore.
I conflitti vanno intesi come fenomeni valorizzanti, pertanto è saggio valorizzare i conflitti. I conflitti vanno visti come indicazione che bisogna tendere alla pace. I conflitti possono essere fortemente distruttivi, ma sono comunque evolutivi. Non esiste non evoluzione: non esiste male assoluto, esistono bene diretto e bene indiretto. L’emersione della pace esige evoluzione. Tutto è evoluzione: la pace è destinata ad emergere, perché Stato Originale precedente l’evoluzione. Valorizzare i conflitti significa anche adoperarsi in modo che la pace emerga più velocemente. La pace è assenza di conflitto. Intesa nel senso più profondo del termine, l’assenza di conflitto è la sincronizzazione assoluta delle forze, che rende possibile lo Stato Originale: Onnipresenza – Onniscienza – Beatitudine. Valorizzare la vita significa anche riconoscere i conflitti come strumento evolutivo indicante ciò che è di là dell’evoluzione immanente, Ciò che siamo prima di immanenza e trascendenza: la seconda implica la prima.
La lotta è un indicatore che siamo incapaci di essere senza lotta. Dovremmo adoperarci per superare il culto del combattimento, aspetto del culto della violenza. Non dovremmo mai combattere per qualcosa, ma essere per qualcosa, per qualcosa di positivo, cioè in ottica Umanizzazione. Essere è essere Onnipresenza – Onniscienza – Beatitudine: Essere è Identità Reale. Da ciò emerge il Punto che risolve senza combattere, pur potendo favorire combattimento, che è semplicemente sintomo di incapacità di sincronizzare senza conflitto le forze esistenziali. Gestire veramente è operare senza conflitto: la vera azione scaturisce dall’ Essere Pace.
Combattere per qualcosa implica il combattere contro qualcosa. Non dovremmo nemmeno batterci per qualcosa: perché dovremmo coltivare il culto della battaglia? Non bastano i morti del passato? Certo siamo Innati, né mortali né immortali, ma possiamo morire, dobbiamo morire, per nascere senza combattimento dobbiamo morire al culto della battaglia, per ConoscerCi senza guerra alcuna, La Verità è senza eroicità: il guaritore lenisce le ferite dell’eroe, ma il Saggio è prima e oltre ogni eroe, guaritore.
Essere per qualcosa è meglio del combattere per qualcosa. Essere per qualcosa è essere per l’Essere Originale: Onnipresenza, Onniscienza, Beatitudine. Essere per l’Essere Originale significa fruire di Sé Cosmo manifesto, per ripristinare le dinamiche esistenziali, affinché emerga lo Stato Originale, senza conflitto alcuno. La via verso la Pace passa attraverso la pacificazione, ma imparare a essere senza conflitto significa essere liberi dalla necessità pacificazione.
Essere contro qualcosa significa automaticamente essere contro aspetti di noi stessi. Grazie alla struttura olografica dell’universo noi conteniamo l’informazione di tutto il resto, come tutto il resto contiene informazioni di noi: questa espressione indica anche la differenza tra Onnipresenza e Essere Tutto; non possiamo Essere Tutto, ma in Realtà Siamo Onnipresenza. Essere contro qualcosa significa farsi male: anche se non siamo tutto, conteniamo la replica di ogni informazione.
Accogliere è, chiaro, ben diverso dal contrariare. L’Identità Reale (Onnipresenza, Onniscienza, Beatitudine) è senza contrari, anche perché perfetta integrazione delle diverse forze. Non dobbiamo combattere, come nemmeno negare, le contrarietà, ma scorgerle come parti di noi, in modo da renderne possibile l’emersione in un contesto diverso, quando ci appaiono come aspetti necessari della Danza cosmica atta a farci riconoscere come Spettatore Cosmico, capace di danzare senza conflittualità. In quanto Cosmo Manifesto siamo la risposta al presunto problema della Caduta, che, invece è la soluzione per Essere Libertà con maggior complessità esistenziale. andreapangos.it